Elisa Castiglioni (psicologa e consulente della cooperativa Lule) incontra un gruppo di una ventina di persone interessate a confrontarsi sui temi dell’immigrazione.

La serata inizia con un gesto semplice ma fondamentale ovvero la reciproca presentazione: ognuno di noi dice il proprio nome, non c’è bisogno d’altro, per tutti è garantito il RICONOSCIMENTO.

Si entra subito nel vivo: cosa suscita la parola IMMIGRATO?

- diverso ma anche integrazione;
- viaggio ma anche radici;
- confronto ma anche emarginazione;
- fame ma anche ricchezza.

Allo stimolo “immigrato” ognuno è libero di esprimere ciò che sente dentro, quello che è il suo pensiero.

Con delle semplici ma efficaci attivazioni Elisa riesce a coinvolgere tutti i presenti su temi davvero complessi: ci si confronta sulla definizione di CULTURA.

Cos’è? Come si può darne una definizione?

E’ un insieme di valori e di costrutti mentali che si manifestano sia in una dimensione oggettiva che in una soggettiva, di cui difficilmente siamo consapevoli e che impariamo ad apprezzare, a riconoscere soprattutto nel momento in cui ce ne allontaniamo.

Bella l’immagine del pesce che riconosce l’acqua in cui è immerso solo nel momento in cui ne esce; solo allora si rende conto della sua presenza, nel momento in cui ne sente la mancanza.

I presenti sono sollecitati sempre in prima persona: Elisa ci accompagna a riconoscere i momenti vissuti da ognuno in cui abbiamo sentito il bisogno di essere RICONOSCIUTI perché ci sentivamo fuori dalla nostra acqua.


Le persone che hanno intrapreso un viaggio verso altre culture sono state motivate da importanti BISOGNI e realizzano un progetto migratorio che a volte coincide con il loro progetto di vita, con la loro storia.

E’ un viaggio che costa molto e che inizia con il dramma della rottura, della separazione dalle proprie radici.

Per questo è importante che possano mantenere la MEMORIA delle proprie origini e, soprattutto, che la possano trasmettere ai loro figli.

Chi decide di migrare fa parte della generazione che accetta il sacrificio del viaggio ma i loro figli, i bambini di queste persone spesso vivono in modo drammatico la decisione della propria famiglia.

Proprio i bambini si trovano catapultati in contesti nuovi e profondamente diversi. A loro viene chiesto di vivere contemporaneamente in due mondi: in quello della nuova realtà e in quello della loro famiglia che cerca di non dimenticare la proprie origini.

Il conflitto tra queste due dimensioni può manifestarsi in diversi modi che possono essere riassunti in quattro manifestazioni principali a seconda di come si embricano, possiamo andare incontro a:
- INTEGRAZIONE, se sia chi migra che chi ospita sono disposti ad incontrarsi, a riconoscere l’altro e a mediare;
- ASSIMILAZIONE, se chi migra si adegua o meglio si conforma alla cultura di chi lo ospita;
- SEPARAZIONE, se chi ospita non è disposto a riconoscere l’altro e a trovare una mediazione;
- MARGINALITA’, se entrambi si chiudono e non rendono possibili momenti di confronto e di incontro.

Per garantire la possibilità dell’integrazione è importante riconoscere l’altro ed è importante che l’altro possa esprimere la propria identità anche attraverso il RACCONTO della propria STORIA fatta di tradizioni da tramandare ai propri figli insieme alla lingua d’origine.

Non dovremmo chiedere a questi bambini di omologarsi, anche se all’interno del contesto della scuola la cultura prevalente è la nostra ed è facile cadere nel rischio di conformare le persone.

Questi bambini a volte sono l’unico tramite tra il nuovo contesto e la propria famiglia che attraverso di loro muove i primi tentativi per socializzare.
I bambini vivono a ponte tra la loro famiglia e la nostra cultura, ma sono loro stessi un ponte per la famiglia.

Già, un PONTE che permette di superare i limiti e le barriere, che permette di unire anche se attraverso un cammino sospeso nel vuoto, che permette di incontrare pur non essendo né una riva né l’altra. Non appartiene a nessuno e lo si attraversa per andare oltre.

Verso quell’”oltre” ci accompagnerà ancora Elisa nel prossimo incontro di giovedì 11 febbraio.

Eleonora Rancan

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